AMORE E ODIO
Il giro in programma prometteva bene e la compagnia ben assortita: io con il mio Teneré, Romeo su una verdissima Ninja e Tomas su una fascinosa Drag Star.
Quest’ultimo merita una presentazione. Lunghi capelli neri, corporatura massiccia, pizzetto, sguardo cattivo e una spiccata predilezione per il nero: con un look del genere o suoni in una band heavy metal o guidi una custom e lui non ama la musica. Con il suo caschetto nero però, il giubbotto in pelle, gli stivali e gli occhiali da sole faceva un figurone.
Superata la prima parte dell’itinerario, un po’ noioso fino a Casale Monferrato, il percorso migliorava in modo sorprendente: verdi colline coltivate e curve sinuose. Non molto lontano da Alessandria scorgevo nello specchietto Tomas che cercava di richiamare la mia attenzione sbracciandosi. Cosa diavolo era capitato? Guasto? Malore?
No: astinenza da nicotina. Tomas era noto per essere un accanito fumatore. Due ore in moto senza aspirare altro fumo che quello dei TIR erano quindi per lui una vera tortura. Una pausa era d’obbligo. Da buoni amici però, appena abbiamo visto il suo volto rilassarsi aspirando lentamente dalla sigaretta con la stessa espressione di qualcuno che emerge da una lunga apnea e riempie finalmente d’aria i polmoni, abbiamo acceso i motori e siamo ripartiti… Lui ci ha seguiti – il casco jet è molto apprezzato perché permette di unire il piacere della guida a quello del fumo – e noi infami abbiamo cominciato ad aumentare il passo. Avendoci preso gusto, lo scherzo si è ripetuto più volte. All’arrivo il nostro amico aveva finito tutte le sigarette : oltre gli 80 km/h l’aria le consumava talmente in fretta che per riuscire a fare qualche boccata di fumo doveva accenderne una dietro l’altra.
Superata Alessandria, ci siamo diretti verso Acqui Terme per poi infilarci tra le montagne che separano questa zona dalla costa ligure, in un alternarsi di gustosissime curve e controcurve: una manna per il Teneré e il Ninja, meno per la Drag Star a causa della tendenza a strisciare in curva pedivelle, cavalletto, marmitte e tacchi degli stivali. In poco tempo siamo arrivati a Celle ligure : via il casco, sdraiati sulla sabbia abbiamo trascorso un paio d’ore in relax parlando di moto e ragazze. C’è anche chi, in piedi di fronte al mare in un attimo di comune contemplazione dell’immenso, ha rotto il silenzio chiedendo: ma questo è l’adriatico ? Una serie di fantasiosi insulti hanno fatto capire al soggetto di avere distrutto in un attimo tutta la magia di quel momento.
Rientrare per la stessa strada dell’andata sarebbe stato noioso e troppo lento. Unica soluzione dunque, l’ autostrada. Viaggiavamo a ritmo sostenuto, alternandoci alla testa del gruppo. Ogni tanto Romeo ci spettinava sorpassandoci al doppio della nostra velocità : « per spurgare un po’ il motore » diceva. Siamo così rapidamente arrivati alla barriera di Milano. Subito dopo il casello Tomas accostava. Era furibondo : - «io questa moto la brucio ! » ! La posizione di guida «in poltrona», così comoda percorrendo lentamente il lungomare, oltre i 130 all’ora lo costringeva ad un faticoso esercizio di braccia ed addominali per tenersi aggrappato al manubrio. Gli occhiali neri che si integravano così bene nel suo look non gli permettevano di vedere nulla all’interno delle gallerie per cui l’unica soluzione era stato toglierli.
Chi ha già viaggiato a 140 all’ora senza visiera capirà : la sua faccia, oltre che puntinata da decine di insetti spiaccicati, era percorsa da strisce lasciate dalle lacrime che, spinte dalla pressione dell’aria si spandevano a raggiera attorno ai suoi occhi.
Dopo cinque minuti di risate siamo ripartiti e in poco tempo siamo arrivati a Lugano. Tomas alla fine ha mollato la Drag Star per ritornare alle quattro ruote. A distanza di quasi dieci anni, quando nomino questa gita impreca e mi manda a quel paese. Poi però, dopo essersi soffermato qualche secondo pensieroso, abbozza un mezzo sorriso e mi dice – « era proprio bella la mia Drag Star».