VAN VAN

15.11.2012 23:20

Le sacre regole del motociclista odierno sono essenzialmente tre.

Sii potente.
La tua moto ti rappresenta: se lei è potente, tu sei potente. Non accettare di avere un solo cavallo in meno del tuo vicino. Il secondo è il primo degli ultimi. Acquista la moto più esagerata che trovi sul mercato e poi falla modificare per renderla ancora più aggressiva. Tu sei un guerriero e gli altri, guardando la tua moto, devono provare terrore, angoscia e sgomento.

Sii specialistico.
Chissenefrega se usi la moto per percorrere i 500 m che separano casa tua dall'ufficio in cui lavori. Da solo non sei nessuno, per cui devi appartenere a una tribù. Stradisti in tuta di pelle, Harleysti col pizzetto, enduristi coperti di fango: scegli il più trendy e diventa uno di loro. Compra il mezzo più estremo che trovi. Non importa se devi ipotecare la casa per averlo e se per ogni servizio (da effettuare ogni 8 ore d'uso) lasci un terzo dello stipendio. Non ti lagnare se le gomme durano 50 chilometri e quando prendi una buca ti si staccano le otturazioni. Non fiatare se il chiropratico con i tuoi trattamenti mantiene due figli all'università e uno yatch a Portofino. Soffri. Soffri in silenzio. Più soffri, più sei un vero motociclista.

Sii aggiornato.
Le moto di quest'anno sono IN. Le altre sono OUT. Cambia cavalcatura tutte le volte che esce una versione nuova. Non è importante se dalla scorsa stagione hanno cambiato solo la forma del portatarga e una vite sul manubrio: tu puoi accettare solo l'ultimissimo modello, quello che gli altri non hanno ancora. Usa lo spionaggio, il ricatto e le minacce verso il tuo concessionario per avere il primo mezzo importato nella tua città e boicotta l'arrivo di quelli successivi, se necessario. Solo così potrai rimanere al top.

Sembrerò esagerato, ma i fatti stanno così.

Beh, io non i sto! Personalmente non sento il bisogno di prendere a cornate ogni esemplare maschio che incontro sulla mia strada per dimostrarmi l'individuo dominante nel branco. Così sono libero di scegliere quello che davvero mi piace, anche (a voltre è forse addirittura meglio) se gli altri non condividono.

Così guido una Suzuki VanVan 125. Sì, centoventicinque. Non ho 18 anni e non sono una ragazza, ma guido un 125. E me la godo un sacco. So che in mezzo a eserciti di testosteronici guerrafondai con superbike da 200 cavalli affermare questo è come entrare di corsa nella sede dell'associazione nazionale pornostar gridando “sono ipodotato e mi diverto come un matto.”. Eppure è così. Avere una moto potentissima e poterla sfruttare al 20% per me è frustrante. Chi dice di utilizzare la sua oltre l'80%, o si chiama Valentino Rossi, o vi sta sparando una cretinata. Così provo vero piacere a tirare una dopo l'altra tutte le prime 5 marce per poi inserire la sesta e sdraiarmi sul serbatoio nella classica posizione della sogliola, facendo ben attenzione a stringere gomiti, ginocchia e piedi così da avere la minima resistenza aereodinamica, mentre il contachilometri sale inesorabile: 105, 106, 107. E a meno di 110 all'ora provo una tensione simile a quella sperimentabile con altre moto a velocità più che doppia.

L'unica cosa che francamente manca è il brivido di farsi ritirare la patente per 10 anni, pagare multe millionarie e lasciare abbondanti centimetri quadrati di pelle (della tuta e propria) sull'asfalto.

Ma a qualcosa bisogna pur rinunciare nella vita...


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